venerdì 3 agosto 2012

VALORIZZARE IL CAPITALE INTANGIBILE NELLE PMI PER OTTENERE CREDITO

Ormai non scrive più nessuno in questo blog così, visto che lo facevo già per lavoro, approfitterò di questo spazio per pubblicizzarmi un po'. :-P
Questo articolo, scritto a quattro mani con un collega ci tengo a dirlo, racconta della mia esperienza da stageur presso uno degli enti più odiati d'Italia.
AVVERTENZE PRIMA DELL'USO: agitare bene... scherzo, però sappiate che non è allegro, non è spensierato, è un articolo economico senza nemmeno troppe critiche, solo un'esposizione di quella che poi sarebbe diventata la mia tesi. Che per onor di cronaca ha meritato ben 5 punti su 7, vorrei vedere a quelli che hanno scritto dell'economia in Cina o in India meritandosi la lode quanti hanno chiesto di scriverci un articolo sopra.
Cado sempre nella polemica, è più forte di me!
Semplicemente volevo rendervi partecipe di essere contento di poter tornare a casa e appiccicare al muro il primo articolo (serio) pubblicato a mio nome.

Qui di seguito il testo e le immagini dell'articolo pubblicato:


“Valorizzare il Capitale Intangibile nelle PMI per ottenere “ulteriore” credito”: esperienza pratica in Confindustria Bergamo 

La stretta del credito è un problema con cui le imprese devono confrontarsi quotidianamente e, spesso, l’accesso ai finanziamenti è subordinato al possesso di requisiti patrimoniali difficili da soddisfare, specie per le Piccole e Medie Imprese italiane. Questo problema è amplificato dal fatto che gli istituti di credito sono “costretti”, dalle norme di Basilea sul capitale di vigilanza delle banche, ad implementare sistemi di valutazione dei propri clienti secondo logiche sempre più stringenti, che lasciano pochi margini alla trattativa interpersonale.
È stato sviluppato nel 2011 il progetto “F.A.S.T.” (Finanziamento Aziendale Semplice e Trasparente), il cui scopo è la concessione di credito in tempi rapidi alle imprese che investono anche in innovazione (10 giorni la durata massima dell’istruttoria per le imprese che chiedono finanziamento), che vede coinvolti la Confindustria di Bergamo, Confidi Lombardia e la Banca Popolare di Bergamo.
Il progetto sopra illustrato prevede la possibilità di accesso al credito in tempi più rapidi, grazie alla redazione del business plan attraverso l’utilizzo del software Cruscotto Aziendale, quest’ultimo , con il progetto intangibili, si è rivelato una delle linee principali di intervento nella valutazione delle PMI di Confindustria Bergamo:
-          Lo sviluppo di un cruscotto di autovalutazione (Cruscotto 3.0), utile alle imprese per ottenere una valutazione di rating globale, che incorpora analisi di natura economico-patrimoniale a quella degli asset intangibili dell’azienda
-          La valutazione e il potenziamento del capitale intangibile delle aziende sono stati effettuati, tramite un’indagine che ha permesso la comprensione della realtà territoriale e la proposta di servizi personalizzati alle imprese, da Servizi Confindustria Bergamo, con la collaborazione dei professionisti di Bip – Business Integration Partners, società di consulenza direzionale e la partnership di Camera di Commercio di Bergamo.
Le due iniziative sono, ovviamente, state progettate per essere complementari dal momento che consentono all’impresa di:
a)      verificare il proprio stato di maturità rispetto ai temi in oggetto;
b)      partecipare a incontri e conferenze presso l’Associazione, per stimolare la sensibilità degli imprenditori su queste tematiche;
c)       essere visitati ed intervistati, presso la propria realtà aziendale, al fine di ricevere una scheda di valutazione privata, utile all’individuazione delle linee di sviluppo prioritarie.
La prima linea di intervento si basa sullo sviluppo dello strumento software (“Cruscotto 3.0”), che consente alle imprese di stabilire il proprio ranking, in base ai dati di bilancio e una serie di domande a risposta chiusa, che ne indagano gli aspetti peculiari . La novità di questo tool è rappresentata dal fatto che oggetto dell’indagine non sono solamente gli elementi quantitativi “classici” (patrimonio, conto economico, cash flow, etc..), ma assumono peso rilevante anche gli aspetti qualitativi di tipo intangibile (brevetti, licenze, conoscenze sviluppate in azienda, capacità di innovare prodotti tecnologie e servizi, …). Questi elementi di tipo “soft” rappresentano il vero fiore all’occhiello delle piccole imprese, e ne contengono le basi del vantaggio competitivo, sebbene risulti estremamente difficile quantificarli e metterli a patrimonio.
Per questo “Cruscotto 3.0” si basa su un modello di scoring, che prevede l’assegnazione all’impresa di un punteggio dato dalla somma ponderata dei risultati registrati nel profilo quantitativo e qualitativo, con un importante 30% del punteggio di score globale assegnato sul modulo qualitativo.
Attraverso la compilazione del questionario, gli imprenditori hanno l’occasione di riscoprire i caratteri peculiari del fare impresa, comprendendo, inoltre, quanto ogni loro decisione abbia implicazioni, anche di carattere finanziario, sul futuro della loro impresa. Attraverso il questionario, viene data evidenza, a tutti gli shareholders, di quelli che sono gli elementi “soft” che caratterizzano l’oggetto dell’impresa e la sua esistenza sul mercato.
La seconda attività ha invece coinvolto una trentina di PMI presenti sul territorio (numero ben superiore rispetto alle 15 previste), in un’indagine che ha portato alla realizzazione di:
-          un report globale, in grado di mettere in luce e far comprendere la realtà del territorio, incrementando la sensibilità e la cultura delle aziende sul tema degli asset intangibili
-          una scheda individuale, personalizzata per ogni singola impresa, in grado di individuare le azioni di miglioramento prioritarie per sostenere il loro valore, sia sul fronte produttivo che su quello competitivo
 Per ognuna delle PMI coinvolte, l’analisi è stata condotta considerando tre dimensioni fondamentali:
-          L’innovazione: intesa come strumenti, processi e metodi di generazione di idee innovative e capacità dell’azienda di valorizzare tali idee da un punti di vista commerciale
-          La Conoscenza: analizzata nei suoi supporti umani, documentali, codificati (marchi, brevetti, ecc..) o incorporati in sistemi informativi di knowledge management
-          La Supply Chain e le competenze manageriali: ovvero il grado di evoluzione nell’analisi delle perfomance aziendali e gli strumenti di miglioramento delle prestazioni interne e di filiera
L’indagine, nel suo insieme, ha evidenziato punti di forza e di debolezza noti e caratteristici delle piccole e medie realtà che contraddistinguono il territorio italiano, con scissioni profonde: tra chi ha risultati floridi trainati dai mercati internazionali, e chi soffre penalizzato da vendite concentrate sul mercato locale o nazionale; tra chi genera idee senza riuscire a ricavarne successi commerciali, e chi affronta anche marketing e vendite con rigore e metodo; tra chi ha interiorizzato una cultura del numero e della misura, e chi basa ancora le scelte aziendali sull’intuito dell’imprenditore.
Gli aspetti più significativi, messi in luce dall’indagine, sono però legati alla generazione e gestione delle conoscenze innovative: il principale stimolo all’innovazione, molto frequentemente, è ancora l’imprenditore stesso che, con creatività e determinazione, affronta nuove sfide e accetta di cambiare la pelle della propria azienda. Tale conoscenza spesso viene completata con quella di 3/4 figure chiave in azienda, indispensabili per il buon funzionamento dell’organizzazione.
Tuttavia, sono molto rare le realtà in cui l’impresa ha intrapreso azioni concrete per estrarre queste conoscenze dalle teste delle persone, e renderle immediatamente fruibili a tutti i dipendenti; o ancora, per avere aziende più consapevoli dei propri asset e meno dipendenti da imprenditori, spesso di prima generazione, vicini al passaggio generazionale, o da dipendenti in grado di ricattare l’intera organizzazione.
Il grande apprezzamento riscontrato dall’iniziativa, sia da parte degli imprenditori coinvolti che dagli organi associativi a livello regionale e nazionale, ha spinto la Confindustria di Bergamo a promuovere, per il 2012, la naturale prosecuzione delle attività di accompagnamento delle aziende, attraverso l’attivazione di progetti ad hoc e formazioni specifiche, mentre ad un secondo gruppo di aziende verrà proposta l’indagine secondo le modalità già collaudate.
Al fine di assistere efficacemente le proprie associate, nello sviluppo dei fattori critici di successo prioritari nel contesto competitivo attuale, Confindustria Bergamo sta organizzando un piano di formazione mirato, attraverso un Master in Innovazione, Aggregazione e Internazionalizzazione.

Giovanni Pacini (Manager Business Integration Partners)
Giovanni Piraino (Confindustria Bergamo)





Ora che vi ho annoiato abbastanza, già che ci sono, vi lascio pure il link da cui potete scaricarvelo...

Direi che è tutto, per stavolta evito paranoie politiche o di contingenza economica così non attiro commenti su quelle anzichè sull'articolo reale...

Per gli autografi ricevo il sabato presso la libreria di Valsecca dalle 8 alle 12, dalle 21 alle 3 presso la mia residenza (sessione serale solo per le belle guaglione!)



Hasta siempre

The Boss