La legge costringerà all'unione dei servizi per i comuni sotto i 5.000 abitanti (se in Comunità montane 3.000 o
4 volte gli abitanti del paese più piccolo nel gruppo unito) e porterà i
cittadini a perdere le proprie radici per risparmiare qualche soldo dal 1
gennaio 2014.
Vi è l’obbligo, infatti, di
prendere provvedimenti in merito entro il 31 dicembre 2013 pena il
commissariamento del comune. Soluzioni possibili sono l’unione dei servizi con convenzioni
triennali o la unione con comuni limitrofi.
L’unione di comuni è una strada
impercorribile per i micro comuni, in quanto richiede di accentrare le forze in
una sola sede, spesso mal dislocata rispetto gli altri comuni uniti, e creare
un organo superiore che porterebbe a nuovi costi anziché ridurli. Questa via
però garantirebbe la conservazione delle origini, della rappresentanza sul
territorio, dei rapporti di fiducia tipici delle piccole comunità.
La proposta di fusione di comuni
è interessante a livello economico, non è impossibile da percorrere se ci si
fonde con un paese già organizzato e a cui poco influirebbe l’aumento di
abitanti (che comunque portano con sé un carico di contributi non indifferente
fra IMU e tasse varie). Certo diventare una frazione di un comune limitrofo, in
cui già erano confluite altre frazioni in precedenza, senza poter mantenere
nemmeno il nome non è semplice da far digerire agli abitanti. Vi sono però
delle garanzie, come i servizi scolastici,il trasporto, la raccolta rifiuti e
un rappresentante fisso sul territorio (prosindaco), che verranno messe sul
tavolo dal comune capofila per dare una accoglienza edulcorata ai nuovi
cittadini.
Soluzione alternativa è fare gli
attendisti, non anticipare nessuna soluzione e attendere, appunto, la scadenza.
Al primo gennaio 2014 il comune inferiore ai 5.000 abitanti (3.000 se in
Comunità montana) sarà commissariato e con la forza di legge unito a un paese
limitrofo, secondo la discrezione del commissario (persona esterna e che non
conosce le problematiche del territorio). Il comune potrebbe quindi trovarsi
unito a un paese limitrofo che, però, potrebbe risultare più scomodo o più
impreparato, e magari anche meno virtuoso economicamente (dovendo quindi accollarsi
i debiti del comune unito).
Il bivio dunque è scegliere ora
il comune a cui unirsi e portare con sé un minimo di potere contrattuale per
ottenere i servizi aggiuntivi di cui sopra si accenna, o attendere che un
commissario decida per il comune col rischio di finire uniti a comuni scomodi e
impreparati ad accogliere nuovi abitanti?
Un referendum consultivo
(dunque senza valore decisionale) verrà sottoposto ai cittadini prima della
fine del 2013 per consentire la scelta del proprio futuro.
Questo è il riassunto di una
serata di metà aprile passata a discutere con i concittadini riuniti nella sala
teatro dell’oratorio (è la sala più grande a disposizione nei micro comuni).
Ritengo sia stato positivo da parte del Sindaco informare la popolazione prima
di decidere per loro, cosa a cui non era tenuto, speriamo che ora ci siano
spazi di ascolto per accogliere tutte le rimostranze dei cittadini che
sinceramente non erano molto convinti a rassegnarsi all'obbligo di legge.
Hasta Siempre
The Boss
Alcune fonti in merito:
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