sabato 29 dicembre 2012

STOP AI FINANZIAMENTI PRIVATI ALLA CULTURA

Questo è un appello che rivolgiamo a tutte quelle aziende, banche, associazioni e fondazioni che finanziano la cultura, perchè è un'indecenza che continuino a influenzare la nostra cultura finanziandola in luogo dello Stato.
Inutile nascondersi dietro a un dito pensando che lo facciano per bontà d'animo, è palese che lo facciano per scaricare i soldi dalle tasse; ma se invece questi soldi se li tenessero e ci pagassero sopra il 50% di tasse e lo Stato disponesse di quella cifra come è meglio per tutti noi, anzichè secondo le mire speculative dell'imprenditore?
Quello che svolgono non è un atto liberale verso la società, ma solo un tentativo bieco di farsi pubblicità, di condizionare il nostro sapere, di imporci il pensiero keynesiano di welfare state. 
Per questo chiedo di interrompere qualsiasi genere di finanziamento privato alla cultura e alla questione pubblica in genere, sono solo delle mazzette mascherate da beneficenza per comprarsi appalti, concorsi e bandi pubblici. 
Basta! è un grido di speranza per la nostra libertà culturale, è un'indecenza questo ruolo di ingerenza dei privati che continuano a regalare soldi solo a chi vogliono loro, lasciate che sia lo Stato a decidere a chi vanno dati quei soldi, che scelga chi ne ha più bisogno.

Se poi lo Stato deciderà che è più corretto usarli per comprare caviale e champagne a tutti i suoi dipendenti, per mandarli in pensione dopo sei mesi di lavoro, per finanziare enti privati che poi non pagano a loro volta le tasse essendo a fine culturale, per pagare sanzioni amministrative all'Unione Europea perchè prendiamo accordi con un governo e li annulliamo con il successivo, etc. non saremo di certo noi a criticarli perchè stanno semplicemente facendo il loro dovere. Li abbiamo scelti noi e non possiamo che non andare a votare alle elezioni quando sentiamo che questi corrotti non ci rappresentano. Continuare a chiedere finanziamenti alla privata famiglia per mantenerci, visto che il lavoro che ci siamo scelti non ci garantisce un reddito che ce lo consenta, è la cosa più corretta, tanto loro ce li hanno. Se poi mi capita l'occasione di avere un lavoro, non certo di concetto ma che mi garantisca un reddito minimo per sopravvivere, spero non mi prendano perchè poi non avrei più tempo per dare ripetizioni (naturalmente in nero, perchè sti sbirri di merda devono preoccuparsi degli imprenditori assassini e evasori, nonchè finanziatori privati della cosa pubblica, prima di guardare a noi poveri studenti di quasi 30 anni). Anzi, già che ci sono, inseguo i miei sogni in barba alle possibilità economiche, poi vediamo come andrà, un biglietto del treno per il rientro sempre pronto in tasca e, dopo aver fatto rifornimento a casa, si riparte verso utopia!
Mi piacerebbe sapere se trovandosi una busta con dentro 5.000 euro, targata pollo, la rispedirebbero al mittente o se la terrebbero... ma questa non è una domanda retorica che puoi permetterti di porgli alle 2 di notte, quando li rivedi dopo un anno, e gli stai gonfiando una ruota altrimenti non raggiungerebbero casa... sembrerebbe costringerli a risponderti che hai ragione col ricatto morale di mandarli a casa a piedi! 

Hasta Siempre

The Boss

venerdì 21 dicembre 2012

CONCORSO PER CATTEDRE DICEMBRE 2012


Su tutti i giornali campeggia la triste notizia della falcidie di docenti precari che non hanno passato il test di preselezione del concorso per cattedre 2012. Un povero maestro scrive una lettera, che sembra uscire dal diario di Che Guevara, in cui ricorda che non sono la logica, la comprensione del testo, le capacità al pc o nelle lingue che fanno di un maestro un bravo maestro ma il cuore che va buttato oltre l’ostacolo, facendo ascoltare de Andrè al posto di suonare il piffero… Beh, non mi esprimo in commenti in merito al soggetto, vorrei solo dire che concordo sul fatto che il concorso era fuori tema, solo una parte delle materie erano coperte. 
Però serviva fare una scrematura e resto stupito che siano state questo genere di domande a farlo. Trovare in quale stringa di lettere si ripete la stessa lettera per 5 volte non è impossibile; così come indicare con gli insiemi quale sia il rapporto fra sciatore, fondista e neve; o identificare quale sia il pulsante nello strumento di scrittura testi per stampare. Per le lingue ammetto di essermi trovato in difficoltà, entrambe le volte che ho provato ho commesso 4 errori solo lì, ma poi per il resto erano fattibili.




E cosa più assurda è che le domande pubblicate in internet erano le stesse da cui avrebbero pescato per fare il test! 70 moduli diversi da 50 domande, un totale di 3.500 domande e risposte da segnarsi e imparare a memoria! Da quanto lo sapevano? Come hanno fatto a non organizzarsi? A costo di metterle tutte su un supporto informatico in ordine alfabetico e pescarle da lì. Non che io abbia mai usato metodi simili per passare esami universitari… ai miei tempi non c’erano i mezzi, solo bigliettini stampati piccoli piccoli!
Resta il fatto che il 66,5% dei candidati non ce l’ha fatta. Mi spiace perché sicuramente a livello umano saranno stati molto più pronti ad affrontare i giovani d’oggi, ma sinceramente sono anche contento che una volta ogni tanto in Italia funzioni il metodo meritocratico, purtroppo applicato però su parametri di valutazione sbagliata… Non si può avere tutto dalla vita no?
Cosa ancora più assurda è che quando chiedo commenti per fomentare un po' di dibattito in facebook mi ritrovo solo con una serie di commenti sui miei errori nel test... forse la gente non capisce che non è un problema mio ma di chi decide la sua vita in base a quel test...
La metto sul ridere anche se so che chi non l’ha passato mi manderà a quel paese, ma che ci posso fare se non scrivere per denunciare pubblicamente il misfatto e dare proposte per il futuro?
Spero che presto la Pubblica Amministrazione si ravveda e ci sia una possibilità anche per voi precari della scuola, a cui appunto il nostro blog pensiero precario si sente vicino!


Hasta siempre

The Boss

giovedì 20 dicembre 2012

COELIAC PRIDE!


Non potete immaginare la gioia che si legge negli occhi di un celiaco, quando scopre l'esistenza di una fiera del senza glutine, per di più proprio a due passi da lui!
Sono 3 mesi che sognavo questo momento, sembrava non arrivare più... e invece poi ti svegliano una bella domenica mattina e sono già tutti pronti a partire, mentre tu cerchi di ricordare cosa hai fatto la sera prima!
Arrivati a Brixia expo, subito scorgo gente con borse piene di ogni ben di Dio, che figata! Il mio primo pensiero è: "sarà come un gay pride ma per i celiaci!". Questo rivoluzionerà tutta la mia giornata!
Entrati, giustamente con lo sconto per celiaci, ci si propongono file e file di espositori pieni zeppi di assaggini! Tutti senza glutine! Voi non potete capire… gozzovigliare arraffando tutto quello che capita a tiro su decine di banchetti è stupendo e inimmaginabile, soprattutto per chi vive dovendo chiedere tutte le volte: “posso chiederle se sa dirmi se va bene anche per i celiaci?”. Pensate che c’era gente, talmente siamo conciati a vivere male, che si era portata un panino da casa, "che non si sa mai dove si va a finire…" (come andare all’october fest portandosi la birra da casa!) Una rivoluzione! Tant’è che all’intervista di una PR, dell’associazione italiana celiaci, ho risposto: “sembra di essere a un gay pride ma per celiaci!”. Non so perché, ma mi sa che l’hanno tagliata… Resta il fatto che mi hanno fatto una foto con un cartellone con scritto: "coeliac pride" (pubblicata su facebook!).
Sta di fatto che, fra: panettoni, pizze, paste, risotti e birre, ho passato due ore in balia del mio senso principale: il gusto!
Adoro mangiare, e adoro ancor di più chi mi prepara il cibo adatto senza problemi, questa fiera ha dato risposta alle mie esigenze del mangiare fuori casa dopo ben 10 anni! (meglio dei ristoranti per celiaci, dove ti sembra di essere in una riserva indiana e paghi pure un fottio!). Una delle più belle esperienze da celiaco, forse seconda solo a quando ho bevuto birra dopo 2 anni di astinenza da bionda… che ciucca quella sera!
Comunque sia, mi spiace tanto sia finita e sia capitata proprio mentre sto vivendo il mio primo lavoro, su 4 giorni ho potuto godere solo di 1, ma, spero, che diventi una bella ricorrenza, così da riempire i weekend dell’autunno inoltrato dei prossimi anni.
Come avrete notato, la quantità di punti esclamativi è enorme rispetto al solito, immaginate pure perché!
GRAZIE GLUTEN FREE! GRAZIE COELIAC PRIDE!

Hasta Siempre

The Boss

venerdì 2 novembre 2012

LA LIBERTA' SECONDO DOSTOEVSKIJ


Quando si pensa all'evoluzione umana, la mente va alle grandi conquiste tecnologiche, politiche, sociali. In particolar modo, in questi ultimi duecento anni, sembra che l'umanità abbia cambiato marcia, raggiungendo traguardi impensabili nell'arco di un tempo relativamente così ridotto. Per quanto riguarda i concetti esistenziali invece, come l'amore, la fede, la giustizia, LA LIBERTA', ebbene, per quelli che Ivan chiama problemi eterni, l'uomo sembra essere sempre lo stesso. Dostoevskij lo sa e, attraverso le parole di Ivan, trasmette il suo pensiero, che è poi il pensiero del mondo, e ci consegna una delle più belle pagine della letteratura mondiale. Qui, riassunto e rivisitato in versione teatrale, il dialogo sulla libertà tra Ivàn e Alesa Karamazov. 
 
IVAN: Alesa, guardami bene, sono un ragazzo come te, esattamente come te. Forse con la sola differenza che non sono un novizio. E molti, moltissimi dei nostri giovani più originali oggigiorno non fanno altro che parlare dei problemi eterni, non è così?

ALESA: Sì, per i veri lussi questi problemi sono certamente i primi e i più importanti. Ed è bene che sia così.

I: E dunque, da che cosa dobbiamo cominciare?

A: Ieri, dal babbo, hai detto che Dio non esiste.

I: Ieri dal babbo lo dissi apposta per stuzzicarti. E vidi che ti sfavillavano gli occhi. Ma ora non sono affatto scontento di parlarne con te. Voglio fare amicizia con te, Alesa. Perché non ho amici, e voglio provare. Ebbene, figurati che anch’io accetto l’idea di Dio. Ti sorprende?

A: Sì, certo. Beh, purchè tu non scherzi anche adesso.

I: Io accetto Dio, puramente e semplicemente. E non mi pongo la domanda se Egli esista o no. E credo, credo nella Sua saggezza, nei Suoi fini che ci sono del tutto ignoti. E credo, stammi bene a sentire, nell’armonia in cui si dice dovremmo fonderci tutti un giorno, dopo aver perdonato chi ci ha offeso, chi ci ha umiliato. Accetto e, credo. Ma, qui comincia la mia ribellione. Perché c’è qualcosa che non posso accettare. La sofferenza. Degli umili, degli innocenti, dei poveri di spirito, dei bambini. Ecco, la crudeltà verso i piccoli, innocenti bambini. Ecco, io prendo l’esempio dei bambini perché è innegabilmente chiaro quello che voglio dire. Noi, noi uomini possiamo essere anche tormentati, e puniti. Magari ingiustamente, ma noi abbiamo mangiato, anzi assaporato il frutto proibito. Conosciamo il bene e il male. Possiamo subirlo, ma potevamo anche farlo. I bambini no. Loro non sono colpevoli di nulla. E allora perché? Alesa tu ami i bambini, so che li ami. Come puoi dunque ammettere che anch’essi soffrano terribilmente sulla Terra, perché? PERCHE’? Come entrano le loro sofferenze in quella armonia? Che armonia è mai questa, se comprende anche la sofferenza dei bambini? No Alesa, no. Io allora rifiuto questa armonia, rifiuto di far parte di questo mondo armonico. Non ne nego l’esistenza. Ma mi affretto, nel modo più rispettoso possibile, a restituirne il mio biglietto d’ingresso.

A: Ecco, questa è una rivolta.

I: Oh no, no, no. Non dire così. Questa è…un’eccezione, non una rivolta. Stammi bene a sentire. Immagina, immagina di essere chiamato, tu, a costruire il Grande Edificio dei Destini Umani. Sì, con lo scopo di fare finalmente felici gli uomini. Pane per tutti, pace, libertà, ordine. Ma, che per arrivare a questo sia necessario tormentare un piccolo essere di tre, quattro, cinque anni. Accetteresti? Dimmi, accetteresti di edificare il tuo regno di benessere e di pace sulla sofferenza di quell’unico bambino innocente? Rispondimi senza mentire.

A: No, non accetterei.

I: E puoi ammettere che gli uomini, per i quali costruisci l’Edificio, acconsentano da parte loro ad accettare il sacrificio che gli viene da sangue innocente e ad essere poi felici in eterno?

A: No, non lo posso ammettere. Però, però c’è un Essere che può perdonare, e ha il diritto di farlo. Tu l’hai dimenticato, ma è appunto su di Lui che si fonda l’Edificio.

I: Il Cristo. L’unico senza peccato. No, non l’ho dimenticato. Anzi mi meravigliavo che ancora tu non avessi fatto il Suo nome. Eh, vedi io dico Cristo e già l’animo mi si divide perché…eh, Cristo tu lo sai bene è segno di contraddizione. Il cuore si commuove al Suo nome, ma la mente mi ribolle di tante domande. No, non ti turbare fratello. Io, nel fondo, continuo ad essere sereno. Senti, lo sai che…eh…lo sai che volevo scrivere, anzi voglio scrivere un poema, diciamo una rappresentazione, proprio su Cristo.

A: Davvero! E che poema sarebbe? Puoi dirmelo?

I: Sì! Voglio dirtelo! Senti il titolo se ti piace. Mi piacerebbe chiamarlo “La leggenda del Grande Inquisitore”. Dovrebbe avere uno sfondo storico. Pensa, pensa al secolo della Grande Inquisizione, alla Spagna, quando si bruciavano gli eretici. Lo sfondo sarà storico ma, il dramma, le idee…sarà di oggi. Anzi, potrebbe essere il dramma della mia coscienza, divisa, dilaniata tra il Cristo e i dubbi della Ragione. In fondo anche noi, uomini moderni, invochiamo Cristo in certi momenti. Come dovevano certamente invocarlo gli eretici, mandati al rogo dall’Inquisitore.

A: Anche tu lo invochi, Ivan?

I: Eh, immagina che io lo invochi e…Lui torna! Ecco, il mio poema comincia proprio così. Sì, Lui torna, come un pellegrino qualunque, mescolato alla folla e nessuno lo riconosce nella grande piazza della Cattedrale di Siviglia.

A: Ah, bellissimo! Il tuo Cristo è già tra noi, ma nessuno lo vede. Perché non sappiamo più riconoscerlo. Bellissimo!

I: Aspetta, Alesa. Da principio nessuno lo riconosce, ma c’è in Lui qualcosa di indefinibile che attira l’attenzione di qualcuno. E basta che uno dica: “E’ Lui! Cristo è tornato!” perché la folla lo avvolga come un’onda del mare. E non c’è dubbio, tutti gridano: “E’ Lui! Cristo è tornato! Fa di noi quello che vuoi! Ti seguiremo dovunque…”. Ti piace come inizio? E’ qualcosa che potrebbe benissimo accadere anche oggi. Sì oggi, su al tuo monastero. Lo riconoscono quindi, gridano. Ma ecco che una figura, vestita di porpora, appare sul sagrato del monastero della Cattedrale di Siviglia. Guarda la folla con la fronte aggrottata e chiede: “Chi è costui? Che è venuto a fare? Prendetelo e rinchiudetelo nel carcere della Santa Inquisizione.” E poco dopo Cristo è imprigionato. Tutti hanno chinato la testa davanti all’Inquisitore. Nessuno ha mosso un dito in difesa di Gesù.

A: Ma perché era tornato?

I: Eh… “Perché sei tornato a turbare il nostro ordine, la nostra pace?” Glielo chiede appunto l’Inquisitore, di notte, quando va ad interrogarlo. “Che sei venuto a fare?”

A: Era tornato per ridare agli uomini la vera liberta’? LA LIBERTA’ DELL’ANIMA?

I: Ecco sì. Io credo che metterò in bocca a Cristo proprio la tua risposta. Mi piace. LA LIBERTÀ! Eh, questa faccenda della libertà, quanto è costata agli uomini. Da secoli essi si tormentano, e combattono, per essere liberi. Ti dirò una cosa Alesa. Io mi sono persuaso che l’uomo non vuole essere libero. Praticamente invece chiede a qualcuno di molto potente, di molto abile, a cui affidare la propria libertà. Qualcuno che gliela amministri e che gli tolga la responsabilità di decidere giorno per giorno, volta per volta. Liberamente, appunto. Qualcuno che decida per lui. QUESTO VUOLE L’UOMO! E questo può rispondere il Grande Inquisitore.

A: Ma è il ragionamento dello Spirito del Male! Cristo si è sempre ribellato a chi Gli proponeva di spogliare l’uomo della sua libertà.

I: Lo so bene che si è ribellato. Ma con che risultato! Quando il Tentatore gli propose di tramutare le pietre in pane, perché il Cristo si ribellò?

A: Ma perché non ci può essere vera libertà, se l’ubbidienza è comprata col pane! Beh, ti ricorderai come rispose: “NON DI SOLO PANE VIVE L’UOMO!”   

I: Eppure è proprio in nome di questo pane terreno che da secoli s’è aperta una lotta che ancora continua. Ma che cosa gliene importa agli uomini della liberta! Prima sfamali, e poi parleremo di libertà, di amore, di pace. Se Cristo avesse trasformato le pietre in pane eh, tutti l’avrebbero seguito. E il Suo regno si sarebbe fatto in un momento. Invece Cristo rifiutò di sventolare la bandiera del pane terreno in nome della verità e del PANE CELESTE!

A: Non essere così semplicista, Ivan! Cristo ha sempre comandato agli uomini di procurarsi INSIEME il pane terreno.

I: Ma occorreva dare un esempio clamoroso, le pietre trasformate in pane!

A: Ma Cristo, rifiutandosi di esercitare quel miracolo, ha agito con magnifica fierezza, la fierezza di un Vero Dio!

I: Sì, lo riconosco. E lo riconosce anche il mio Inquisitore. La fierezza di un Vero Dio. Hai detto bene, Alesa. Ma gli uomini non lo capiscono, PERCHE’ NON SONO ALTRETTANTI DEI! Ma credi che la natura umana riesca a fare a meno del miracolo? Credi che l’uomo possa a lungo soffocare il desiderio di essere guidato da qualcuno di molto, molto potente, su cui scaricare la propria responsabilità? Ah, tu non conosci gli uomini, Alesa. Gli uomini sono deboli, e schiavi. Ed è per questo che si sono allontanati da Cristo. Per seguire Noi.

A: Noi? Chi?

I: NOI!...eh, mi sono talmente immedesimato nella rappresentazione che ti rispondo come se io stesso fossi l’Inquisitore. Sì. “Gli uomini si sono allontanati da noi. Perché non hanno bisogno né della libertà né dell’amore. Ma di una Chiesa possente, che si fondi sul Miracolo, sul Mistero e sull’Autorità. E indichi loro le strade da seguire, ciecamente. Per questo Noi abbiamo permesso agli uomini talvolta di peccare. Perché la coscienza della loro debolezza non li spingesse alla disperazione. E d’ora in poi NOI permetteremo o vieteremo agli uomini di vivere con le loro mogli o le loro amanti, NOI permetteremo agli uomini di avere o non avere figli e tutto sarà regolato da NOI, a seconda del variare dei tempi. E tutti s’inchineranno a NOI, ubbidienti. E riconoscenti.”

A: Ma tu, Ivan…VOI, non sentite la responsabilità delle loro vite? Non tremate al pensiero di tener nascosta la verità?

I: “Sì! Noi sentiamo, proviamo una spaventosa responsabilità.”

A: E come potete continuare a vivere…serenamente?

I: “E chi ti dice che Noi viviamo serenamente?! Proprio Noi, i POCHI, gli ELETTI, solo Noi siamo i veri infelici. Perché custodiamo il segreto della verità. Ma non è meglio condannare pochi all’infelicità, che privare milioni di esseri deboli della pace e della serenità del cuore? Sappi, sappi che anch’io mi ero preparato come Te a portare agli uomini il messagio cristiano della libertà e dell’amore. Ma mi sono ricreduto, vedendo che era un ideale impossibile per gli uomini comuni. E lasciai gli orgogliosi per unirmi ai deboli, e guidarli secondo una Legge adatta alle loro fragili forze. E Ti dico…”, ecco, queste sono le parole finali che il Grande Inquisitore rivolge al Cristo Pellegrino, “…Ti dico che continuerò a correggere l’opera Tua. E domani Ti brucerò, perché hai turbato il Nostro Ordine. Sì, domani Ti brucerò. Perché se c’è qualcuno che meriti più di tutti il rogo, questo sei Tu. Domani Ti brucerò. Dixi.”

A: Ma è assurdo! Il tuo poema è l’elogio di Gesù, non la condanna del Suo messaggio. E nessuno ti crederà mai laddove parli della libertà. Non è così che va intesa la libertà dello spirito, no, NO! La intendono così soltanto i peggiori fra i cattolici. Gli inquisitori. Il tuo Inquisitore, con le sue sofferenze, non è che un fantasma. Anzi, il tuo Inquisitore non crede in Dio. Questo è il suo vero segreto.

I: E se anche fosse così? In questo sta la sua grandezza. Perché, non la consideri tu una tragedia quella di un uomo che ama ostinatamente a modo suo l’umanità, senza credere in Dio?

A: Ivan, tu non credi in Dio…e come termina il tuo poema?

I: Oh, io penso che l’Inquisitore arretri nell’ombra del carcere, ma Cristo non lo lascia allontanare. Gli si avvicina, lo bacia sulla bocca. L’Inquisitore è come bruciato da quel bacio sulle labbra e dice: “VATTENE e non tornare mai più!” e lo lascia allontanare per le vie oscure della città. E il prigioniero si allontana.

A: E l’Inquisitore?

I: Quel bacio gli brucia, ma continua ad essere della sua idea.

Da "I fratelli Karamazov", sceneggiato RAI diretto da Sandro Bolchi del 1969, tratto dall'opera omonima di Fedor Dostoevskij

Ivan Karamazov

mercoledì 24 ottobre 2012

PROCESSO IN VATICANO



Dopo la condanna del corvo, la grazia di Papa Ratzinger si sta facendo attendere anche troppo...
Paolo Gabriele non si merita un po' di quella tanto declamata carità cristiana?


Hasta siempre

The Boss

SEPARATI ALLA NASCITA


Dopo un weekend a contatto con certi personaggi e il precedente a una lezione di comportamento in cui hanno usato la vignetta sopra, ho avuto l'ispirazione geniale...
Quando non si ha un cavolo da fare sul lavoro la mente non trova proprio freni!


Hasta siempre

The Boss

domenica 7 ottobre 2012

LA STABILITÀ BASALE

Si può avere tutto e tutto assieme?
Non ci si può e non ci si deve lamentare, perché però quella famosa ciliegina sulla torta se la fotte sempre qualcuno?
Bisogna per forza bilanciare, l'invidia divina che tanto rifuggivano i greci esiste? A costo di rischiare, una volta mi piacerebbe essere tracotante... Il tempismo del caso è sempre puntuale, ma se è vero che ognuno può aiutare il proprio destino a raddrizzarsi stavolta bisogna giocarsi il carico da 11. Poi magari per riportare la stabilità basale toccherà perderne pure due, ma non lottare per la gioia e arrendersi é un peccato contro se stessi e contro chi ci sta vicino. Eppure non vedo la gente scendere in piazza almeno per lamentarsi, tutti a testa bassa a sopportare e aspettare sia il prossimo a vincere per salire sul suo carro. Chi poi dovrebbe per mestiere aiutarci pensa solo a se stesso e anziché proporre continua con le sue battaglie contro i mulini a vento, futili sinceramente ora come ora.
Il cunctator, mi insegnarono, non fece una bella fine, chi poi scappa per non affrontare le difficoltà mi fa ancora più pena di chi non fa nulla perché è solo un egoista.
I sognatori diurni fanno paura, sono pericolosi perché vivono i loro sogni ad occhi aperti, non bisogna lasciare che le nostre speranze restino fra le polverose pieghe del sonno, Lawrence d'arabia ce l'ha insegnato.
Rimanere sul campo e mettersi in gioco è la mia scelta, vorrei lo fosse anche per tutto il resto delle scelte, questa settimana mi hanno ricordato una delle più belle poesie che abbia letto :"sia la tua vita, vigile scoperta quotidiana". Non servirà a nulla? mi porterà a perderci? Probabilmente non ce la farò nemmeno a tener fede a questo mio impegno, ma sinceramente sarò contento almeno per averci provato, poi tanto in qualche maniera uno se la cava, siamo o no pur sempre italiani?

Hasta Siempre

The Boss

martedì 4 settembre 2012

domenica 2 settembre 2012

PENSIERI D'ESTATE

Venditori di morte: ammiccanti, voluttuosi;
corse nel centro contro ogni regola;
cammelli della stazione;
carne da macello in prima linea ad affrontare i dictat del consumismo e del perbenismo;
vite segnate dall'asfalto rovente,
dall'ebbrezza di un aperitivo che non vuole finire mai
e dalla noia della città.

Vocabolari che si aprono sfogliati dal vento,
saperi affascinanti,
ma desueti,
che si perdono nell'ignoranza;
laureati per chi? Per che cosa?

Voglia di fuggire lontano dalla terra che ti ha cresciuto,
incurante della povertà e del cinismo che ti aspettano,
strappato dalla famiglia, dagli amici, dagli affetti;
manca però lo stimolo per continuare,
eppure non puoi sfuggire al destino,
che ti guarda crescere col suo sorriso sornione.

Qualcuno ce la fa ad evadere,
da cosa e per trovare cosa poi non si capisce,
ma ciò che cerca forse in fondo lo sai,
perché lo hanno sognato tutti almeno una volta,
anche se poi cerchi di negartelo.

Così ti trovi solo,
a crescere in un contenitore che non ti appartiene più,
svuotato del mondo che ti eri creato,
accerchiato solo dai ricordi
e avvolto dal caldo rimpianto del coraggio che ti è mancato al momento giusto,
che non vuoi chiamare intelligenza solo per non sminuirti troppo,
nascondendoti dietro a un'anima nera,
che ti sei creato a tua insaputa,
per soffocare la rabbia che provi per i tuoi errori a cui non potrai mai trovar rimedio;

Così ti trovi ad affrontare una vita che non avresti voluto,
ma che in fondo non puoi negare di esserti costruito con le tue esperienze,
per assecondare chissà quale bisogno imposto da questa società della vergogna,
accorgendoti che il dito ormai non ti è rimasto che rivolgerlo verso te stesso.

Pensieri d'estate che se ne vanno,
trascinati dalle onde e dispersi nel vento,
in riva al mare davanti a un tramonto,
sempre più amico,
sempre più dolce,
sempre più traditore e infido.


Hasta siempre
The Boss

venerdì 3 agosto 2012

VALORIZZARE IL CAPITALE INTANGIBILE NELLE PMI PER OTTENERE CREDITO

Ormai non scrive più nessuno in questo blog così, visto che lo facevo già per lavoro, approfitterò di questo spazio per pubblicizzarmi un po'. :-P
Questo articolo, scritto a quattro mani con un collega ci tengo a dirlo, racconta della mia esperienza da stageur presso uno degli enti più odiati d'Italia.
AVVERTENZE PRIMA DELL'USO: agitare bene... scherzo, però sappiate che non è allegro, non è spensierato, è un articolo economico senza nemmeno troppe critiche, solo un'esposizione di quella che poi sarebbe diventata la mia tesi. Che per onor di cronaca ha meritato ben 5 punti su 7, vorrei vedere a quelli che hanno scritto dell'economia in Cina o in India meritandosi la lode quanti hanno chiesto di scriverci un articolo sopra.
Cado sempre nella polemica, è più forte di me!
Semplicemente volevo rendervi partecipe di essere contento di poter tornare a casa e appiccicare al muro il primo articolo (serio) pubblicato a mio nome.

Qui di seguito il testo e le immagini dell'articolo pubblicato:


“Valorizzare il Capitale Intangibile nelle PMI per ottenere “ulteriore” credito”: esperienza pratica in Confindustria Bergamo 

La stretta del credito è un problema con cui le imprese devono confrontarsi quotidianamente e, spesso, l’accesso ai finanziamenti è subordinato al possesso di requisiti patrimoniali difficili da soddisfare, specie per le Piccole e Medie Imprese italiane. Questo problema è amplificato dal fatto che gli istituti di credito sono “costretti”, dalle norme di Basilea sul capitale di vigilanza delle banche, ad implementare sistemi di valutazione dei propri clienti secondo logiche sempre più stringenti, che lasciano pochi margini alla trattativa interpersonale.
È stato sviluppato nel 2011 il progetto “F.A.S.T.” (Finanziamento Aziendale Semplice e Trasparente), il cui scopo è la concessione di credito in tempi rapidi alle imprese che investono anche in innovazione (10 giorni la durata massima dell’istruttoria per le imprese che chiedono finanziamento), che vede coinvolti la Confindustria di Bergamo, Confidi Lombardia e la Banca Popolare di Bergamo.
Il progetto sopra illustrato prevede la possibilità di accesso al credito in tempi più rapidi, grazie alla redazione del business plan attraverso l’utilizzo del software Cruscotto Aziendale, quest’ultimo , con il progetto intangibili, si è rivelato una delle linee principali di intervento nella valutazione delle PMI di Confindustria Bergamo:
-          Lo sviluppo di un cruscotto di autovalutazione (Cruscotto 3.0), utile alle imprese per ottenere una valutazione di rating globale, che incorpora analisi di natura economico-patrimoniale a quella degli asset intangibili dell’azienda
-          La valutazione e il potenziamento del capitale intangibile delle aziende sono stati effettuati, tramite un’indagine che ha permesso la comprensione della realtà territoriale e la proposta di servizi personalizzati alle imprese, da Servizi Confindustria Bergamo, con la collaborazione dei professionisti di Bip – Business Integration Partners, società di consulenza direzionale e la partnership di Camera di Commercio di Bergamo.
Le due iniziative sono, ovviamente, state progettate per essere complementari dal momento che consentono all’impresa di:
a)      verificare il proprio stato di maturità rispetto ai temi in oggetto;
b)      partecipare a incontri e conferenze presso l’Associazione, per stimolare la sensibilità degli imprenditori su queste tematiche;
c)       essere visitati ed intervistati, presso la propria realtà aziendale, al fine di ricevere una scheda di valutazione privata, utile all’individuazione delle linee di sviluppo prioritarie.
La prima linea di intervento si basa sullo sviluppo dello strumento software (“Cruscotto 3.0”), che consente alle imprese di stabilire il proprio ranking, in base ai dati di bilancio e una serie di domande a risposta chiusa, che ne indagano gli aspetti peculiari . La novità di questo tool è rappresentata dal fatto che oggetto dell’indagine non sono solamente gli elementi quantitativi “classici” (patrimonio, conto economico, cash flow, etc..), ma assumono peso rilevante anche gli aspetti qualitativi di tipo intangibile (brevetti, licenze, conoscenze sviluppate in azienda, capacità di innovare prodotti tecnologie e servizi, …). Questi elementi di tipo “soft” rappresentano il vero fiore all’occhiello delle piccole imprese, e ne contengono le basi del vantaggio competitivo, sebbene risulti estremamente difficile quantificarli e metterli a patrimonio.
Per questo “Cruscotto 3.0” si basa su un modello di scoring, che prevede l’assegnazione all’impresa di un punteggio dato dalla somma ponderata dei risultati registrati nel profilo quantitativo e qualitativo, con un importante 30% del punteggio di score globale assegnato sul modulo qualitativo.
Attraverso la compilazione del questionario, gli imprenditori hanno l’occasione di riscoprire i caratteri peculiari del fare impresa, comprendendo, inoltre, quanto ogni loro decisione abbia implicazioni, anche di carattere finanziario, sul futuro della loro impresa. Attraverso il questionario, viene data evidenza, a tutti gli shareholders, di quelli che sono gli elementi “soft” che caratterizzano l’oggetto dell’impresa e la sua esistenza sul mercato.
La seconda attività ha invece coinvolto una trentina di PMI presenti sul territorio (numero ben superiore rispetto alle 15 previste), in un’indagine che ha portato alla realizzazione di:
-          un report globale, in grado di mettere in luce e far comprendere la realtà del territorio, incrementando la sensibilità e la cultura delle aziende sul tema degli asset intangibili
-          una scheda individuale, personalizzata per ogni singola impresa, in grado di individuare le azioni di miglioramento prioritarie per sostenere il loro valore, sia sul fronte produttivo che su quello competitivo
 Per ognuna delle PMI coinvolte, l’analisi è stata condotta considerando tre dimensioni fondamentali:
-          L’innovazione: intesa come strumenti, processi e metodi di generazione di idee innovative e capacità dell’azienda di valorizzare tali idee da un punti di vista commerciale
-          La Conoscenza: analizzata nei suoi supporti umani, documentali, codificati (marchi, brevetti, ecc..) o incorporati in sistemi informativi di knowledge management
-          La Supply Chain e le competenze manageriali: ovvero il grado di evoluzione nell’analisi delle perfomance aziendali e gli strumenti di miglioramento delle prestazioni interne e di filiera
L’indagine, nel suo insieme, ha evidenziato punti di forza e di debolezza noti e caratteristici delle piccole e medie realtà che contraddistinguono il territorio italiano, con scissioni profonde: tra chi ha risultati floridi trainati dai mercati internazionali, e chi soffre penalizzato da vendite concentrate sul mercato locale o nazionale; tra chi genera idee senza riuscire a ricavarne successi commerciali, e chi affronta anche marketing e vendite con rigore e metodo; tra chi ha interiorizzato una cultura del numero e della misura, e chi basa ancora le scelte aziendali sull’intuito dell’imprenditore.
Gli aspetti più significativi, messi in luce dall’indagine, sono però legati alla generazione e gestione delle conoscenze innovative: il principale stimolo all’innovazione, molto frequentemente, è ancora l’imprenditore stesso che, con creatività e determinazione, affronta nuove sfide e accetta di cambiare la pelle della propria azienda. Tale conoscenza spesso viene completata con quella di 3/4 figure chiave in azienda, indispensabili per il buon funzionamento dell’organizzazione.
Tuttavia, sono molto rare le realtà in cui l’impresa ha intrapreso azioni concrete per estrarre queste conoscenze dalle teste delle persone, e renderle immediatamente fruibili a tutti i dipendenti; o ancora, per avere aziende più consapevoli dei propri asset e meno dipendenti da imprenditori, spesso di prima generazione, vicini al passaggio generazionale, o da dipendenti in grado di ricattare l’intera organizzazione.
Il grande apprezzamento riscontrato dall’iniziativa, sia da parte degli imprenditori coinvolti che dagli organi associativi a livello regionale e nazionale, ha spinto la Confindustria di Bergamo a promuovere, per il 2012, la naturale prosecuzione delle attività di accompagnamento delle aziende, attraverso l’attivazione di progetti ad hoc e formazioni specifiche, mentre ad un secondo gruppo di aziende verrà proposta l’indagine secondo le modalità già collaudate.
Al fine di assistere efficacemente le proprie associate, nello sviluppo dei fattori critici di successo prioritari nel contesto competitivo attuale, Confindustria Bergamo sta organizzando un piano di formazione mirato, attraverso un Master in Innovazione, Aggregazione e Internazionalizzazione.

Giovanni Pacini (Manager Business Integration Partners)
Giovanni Piraino (Confindustria Bergamo)





Ora che vi ho annoiato abbastanza, già che ci sono, vi lascio pure il link da cui potete scaricarvelo...

Direi che è tutto, per stavolta evito paranoie politiche o di contingenza economica così non attiro commenti su quelle anzichè sull'articolo reale...

Per gli autografi ricevo il sabato presso la libreria di Valsecca dalle 8 alle 12, dalle 21 alle 3 presso la mia residenza (sessione serale solo per le belle guaglione!)



Hasta siempre

The Boss

domenica 27 maggio 2012

STEWARD SENZA COMPENSI MA CON LA LINGUA LUNGA

Ecco cosa mi tocca fare per guadagnare quattro denari a fine mese, e se poi si chiede di avere i soldi per quel che si è fatto ti prendono pure a male parole... che bello rischiare una denuncia per aver chiesto di pagare quanto dovuto! Il titolo non è equivocabile, sul fondo c'è una frase in cui si chiarisce che sono pensieri personali e non rappresentano un gruppo, ma effettivamente nel testo ci sono richiami ai colleghi a cui non è stato chiesto cosa ne pensassero, assicuro che sono state porte le scuse di dovere (magari non troppo garbatamente :-P). Quello che mi fa strano è essere attaccati prima dai colleghi che dalle persone a cui si sono chiesti i soldi.
Intanto la prima pagina del sito del L'Eco di Bergamo è conquistata!

qui sotto il link all'articolo completo:

Lettera di uno steward dello stadio «Siamo senza compensi da gennaio» - Sport - L'Eco di Bergamo - Notizie di Bergamo e provincia

per i più pigri lo trascrivo qui sotto...

«Buongiorno, sono un vostro affezionato lettore, nonché steward presso lo stadio di Bergamo. Vi scrivo nella speranza che voi possiate dare voce a me e ai miei colleghi che da mesi non riceviamo il compenso, per le nostre prestazioni servite ad Atalanta B.C.». 

«L'ultima mensilità che ci è stata corrisposta è stata quella di gennaio 2012, per di più in ritardo di 3 mesi, ma almeno era stata pagata, in questo periodo di crisi si accettano certi disguidi, anche se a malincuore. Ora però sono mesi che prestiamo servizio senza ricevere un soldo». 

«Ieri si è chiusa la stagione calcistica presso lo stadio di Bergamo con l'ultima partita dell'AlbinoLeffe e, dato che gli steward delle due squadre sono i medesimi, ci siamo confrontati sulla problematica. Alcuni di noi si ritrovano con arretrati importanti, che possono pesare sul bilancio di una famiglia a fine mese, ma che per una società di calcio di serie A, come è la nostra cara Atalanta, non credo dovrebbero influire nemmeno sul bilancio giornaliero». 

«Indiscrezioni vogliono che la colpa dei ritardi sia da accollare ad Atalanta e non alla società di servizio (Assist s.c. di Vicenza). Sinceramente non credo che importi a nessuno steward chi deve i soldi, basta che arrivino da qualcuno. Ci piacerebbe almeno sapere il motivo del ritardo, perché nessuno ha mai avuto nemmeno la gentilezza di essere chiaro su questo versante». 

«Potremmo essere comprensivi come lo siamo sempre stati in passato, ma il confronto con un muro di gomma non aiuta. Scrivo a voi de "L'Eco di Bergamo", perché vi ritengo la voce più vicina al territorio e ai suoi abitanti, perché vorrei anche solo che i tifosi, che ci ricordano sempre nei loro cori con vezzeggiativi simpatici, ma soprattutto il presidente Percassi, conoscessero la situazione che viviamo e magari potessero aiutarci col loro potere a sbloccarla prima dell'inizio della nuova stagione». 

«Perché non credo che saremo ancora in molti disposti a venire ogni domenica allo stadio a dare il nostro servizio, indispensabile per quanto la gente lo critichi, raccogliendo insulti e rischiando l'incolumità personale durante i tafferugli, a titolo gratuito. Spero possiate aiutarci». 

«Preciso che le parole sopra riportate rappresentano solo il mio pensiero personale e non vi è alcuna intenzione di rappresentare il gruppo degli steward di Bergamo». 

Hasta Siempre

The Boss

martedì 1 maggio 2012

SARA

Sara ha i capelli neri che cadono sulla schiena increspandosi dolcemente. Il suo volto è tondo (un po' paciotto a dire il vero) con le gote rosse che la ringiovaniscano, dandole un'espressione da bimba buona. Gli occhi sono neri e vispi e quando Sara ride sembra che anche gli occhi stiano sorridendo insieme alla bocca
Ho conosciuto Sara quando lei aveva venticinque anni ed io diciannove. Allora frquentava la specialistica di Economia a Pavia e nel frattempo - per guadagnarsi qualche soldo - faceva il servizio civile alle Acli a Bergamo: è stato in quel contesto ci siamo incontrati. Quando parlavamo di cosa avremmo fatto da grandi, Sara mi dicheva che avrebbe voluto lavorare nel no profit e, per poter dare gambe a questo suo sogno, aveva scelto di frequentare una specialistica sulle organizzazioni internazionali e, successivamente, di fare la tesi sul microcredito alle imprese nei paesi in via di sviluppo.
Sara ha realizzato il suo sogno. Terminato il servizio civile alle Acli, si è laureata e, poco dopo, è stata assunta da CESAC (ora COESI), un consorzio che presta servizi di assistenza e consulenza di vario tipo (contabilità, buste paghe, formazione, fund rasing) alle cooperative sociali, quella che viene appellata la via buona del capitalismo.
Sara è comunista e pacifistica. Una di quelle ragazze che veste un po' alternativo, non disdegna il poncho e gli altri accessori che vendono al negozio del commercio equo e solidale.
Però quando siamo andati al matrimonio Davide (un amico in comune), Sara era vestita molto elegante tanto che aveva suscitato le avance di un mio amico di allora venuto alla festa in auto con me. Il tale era diventato così molesto che alla fine della fesra io, sara ed altri ci siamo dati alla fuga: nel senso che siamo partiti senza il molestatore, il quale, accortosi che sarebbe rimasto senza passaggio in mezzo alle colline di Scanzo, priam si è messo a rincorrere la mia macchina cercando invano di raggiungerla e dopo a tempestarmi di chiamate lanciandomi una serie di (legittimi) impropèri.
Dopo quella bella festa io e Sara ci siamo persi di vista. L'avevo incontrata qualche volte il tardo pomeriggio mentre io andavo alle Acli e lei usciva da COESI al termine di una giornata di lavoro. Ogni tanto ci sentivamo in chat.
Sara l'ho rivista oggi. Morta. Un cancro che l'abitava da oltre un anno se la è portata via all'età di trentanni. "Sara è morta. Ora è nelle braccia del Signore. La saprà ricompensare come solo Lui sa fare. è alla camera mortuaria della san francesco. ciao, Elena" Così recita l'sms della mia ex che mi ha dato la notizia.
Sapevo che Sara era ammalata, ma non sono andato a trovarla visto che lei aveva detto a tutti che preferiva non ricevere visite. Avrei voltuo mandarle un mazzo di fiori con un biglietto, ma poi non l'ho fatto ... solo qualche preghiera e neanche con troppa costanza.
Ad ogni modo quando ho letto il messaggio non ho pensato al Paradiso ed al caldo abbraccio del Padre Eterno, ma al buio ed al freddo della morte.
Mi sono subito corsi per la mente i peggiori insulti, ma ovviamente senza sapere a chi indirizzarli. Anzi a dire il vero forse avrei voluto riferirli nei confronti del Padre Eterno, ma il mio autocontrollo e le Tavole dei Dieci Comandamenti me lo hanno impedito.
Ho voluto rivedere Sara un'ultima volta. Volevo conservare nel albun dei ricordi un'ultima immagine che potesse accompagnarmi. Sono entrato alla clinica sanfracesco chiedendo della camera mortuaria, ma ovviamente il portinaio mi ha detto che per quella stanza si entrava da un ingresso separato,  essendo peraltro la stessa collocata in un piccolo edificio ad hoc, diviso dall'ospedale. Meglio tenere i morti lontano dalla vista e nascondere le facce dei visitatori della salma lontane da quelle dei pazienti dell'opsedale e dei loro cari. Quasi come sela morte non avesse nulla a che fare con la vita e fosse confinabile - anche da un punto di vista spaziale - in un mondo a parte, separato dal mondo dei vivi. E ciò nell'assurda concezione che la morte incrocerebbe la vita solo per sbaglio e toccasse sempre gli altri.
Quando sono entrato nel piccolo edificio di fianco alla clinica ho visto dentro la bara una bambola color cera coi capelli neri ormai sfibrati raccolti sopra la nuca. Il viso era scarno e aveva perso la sua naturale forma. Vestiva il poncho e sotto la bara c'era una bandiera arcobaleno della pace (queste erano state le ultime volontà di Sara, come a voler dirci che era rimasta fedele ai suoi sogni fino all'ultimo).
All'inizio sono rimasto incredulo e sgomento. Senza quella bandiera della Pace, senza la mamma accanto alla bara non avrei mai pensato che ci fosse stata Sara dentro quella scatola di legno. Ma poi quando ho capito che quella figura inanimata era Sara, la Sara che conoscevo, il cuore ha cominciato a martellarmi il petto ed a bloccarmi la lingua. E mi sono chiuso in silenzio, sconvolto da come il male potesse rendere irriconoscibili le persone, anche se tanto giovani.
Durante questi attimi di mutismo ho ripensato che agli ultimi mesi di vita di mio padre, a quando mio fratello - appena tornato dal Portogallo - l'aveva visto sotto casa che aspettava un collega che l'avrebbe accompagnato al lavoro e mi aveva detto che in quell'uomo aveva a stento riconosciuto papà. Il cancro ti colpisce  nelle più diverse parti del corpo, ma poi fotte tutti allo stesso modo. In questo è una malattia estremamente attenta ai valori costituzionali di uguaglianza. Puoi vivere a Reggio Calabria ed essere disoccupato o vivere nella prospera Lombardia che tanto, se ti deve spedire al Creatore, il Nostro lo fa non senza troppo sottilizzare sulla struttura ospedaliera sul nominativo primario cui sei in cura. Se ne sbatte i coglioni in nome dell'Unità degli Italiani ammalati.
Poi ho ripreso a contemplare il feretro. Accanto alla bambola color cera c'era la mamma, il compagno della signora (il papà di Sara se ne era andato anche lui a seguito di un tumore, il che aveva reso Sara timida ed arrendevole alla malattia, come un vitello che intuisce di stare andando al macello) ed il fratello di Sara.
C'era anche un altro volto a me noto, uno dei capoccia delle Acli che stava colloquiando con la signora. Anche dopo il servizio civile Sara aveva continuato ad essere in rapporti con questo personaggio: Sara sbobinava gli incontri culturali delle Acli di modo che lei potesse arrotondare lo stipendio e lui usare i testi sbobinati come base per gli articoli che avrebbe scritto e venduto a qualche giornale cattolico.
Grazie a lui, Sara aveva ottenuto di poter rimanere alla Sanfracesco senza finire in hospice (si chiama così, come se l'inglese avesse l'effetto taumaturgico di alleviare il significato della parola). D'altra parte in Italia la raccomandazione serve per fare qualunque cosa, ivi incluso scegliere il luogo dove andarsene da questo (unico?) mondo.
Il pezzo da novanta delle Acli, terminato di parlare con la mamma, se ne andò senza salutarmi, pur trovandomi a meno di due metri di distanza lui. Non credo l'abbia fatto per non interrompere il mio silenzio, quanto perché certi soggetti, pur avendo assiduamente sulla bocca il nome di Dio, nemmeno di fronte alla morte mutano la propria vera nautra e si piegano ai valori della civiltà, perdonando (di che cosa poi non si sa) gli "asseriti" nemici e professando con la vita quel vangelo di cui si dichiarano fedeli davanti alle moltitudini.
Nè io feci alcun gesto di saluto verso di lui, ero ancora stordito fisso sul corpicino della mia amica incredulo ed attonito e non ero neppure riuscito a salutare i parenti di Sara.
Una volta che trovai il coraggio per avvicinarmi mezzo metro in più alla più alla cassa di legno ed interrompere finalmente il mio mutismo salutai la mamma di Sara. La signora - che mi aveva già riconosciuto appena entrato - mi parlava della figlia come fosse ancora viva il che non mi sorprese troppo; i morti, pensavo, continuano a vivere per chi resta, la valenza delle loro azioni ed il frutto del loro amore non si interrompono con la cessazione delle loro funzioni vitali, ma proseguono senza soluzione di continuità incarnandosi nella nostra esistenza in una sorta di eterno presente.
Stetti ancora insieme alla bambola di cera altri 5 minuti, ripercorrendo con la mamma di Sara la vita della figlia: gli studi, le amicizie, il servizio civile alle Acli, il suo lavoro. Poi il custode ci disse che la sala avrebbe chiuso e quindi dovemmo andarcene via tutti. Nel salutarci fu quasi la mamma di Sara che mi diede la forza. Del resto è spesso così: è chi avuto dimestichezza con la morte che riesce a dare agli altri vivi la spinta per andare avanti nonostante la morte.
E mentre mi allontano dalla camera mortuaria, col cuore stretto ripenso a Sara, a mio papà, all'omone maleducato delle Acli; ripenso anche a Gesù, alla Pasqua, ed allo stupore dei discepoli nel vedere il loro Maestro risporto. E spero che il Cristo non abbia millantato credito rispetto alla sua relazione con Dio e che gli evangelisti non siano rei di falsa testimonianza.
Allora, forse, Sara adesso è in viaggio verso la luce e la camera mortuaria non è altro che un autogrill sulla strada verso casa.
CIAO SARA.

Antigone

mercoledì 25 aprile 2012

STUDIARE NUOCE GRAVEMENTE AL PORTAFOGLI

Il parto è stato lungo, ma appunto dovevo studiare! ormai sono imbarcato e manca così poco... fanculo all'avarizia!
Le esperienze della vita ti portano a volte a ricrederti, a metterti in dubbio, al punto che, dopo aver dedicato una vita allo studio, dopo aver dedicato una bella fetta di vita allo studio finalizzato a gestire i soldi, ti ritrovi a vedere i numeri che ti si ritorcono contro. Ti commissionano un lavoro per spingere i ragazzini delle medie a scegliere l'ITIS e ti accorgi che forse tornando indietro avresti fatto bene a seguire i consigli degli psicologi che ci avevano consigliati alle medie e scegliere un Istituto Tecnico...

Ho creato un file excel in cui si parla di due ragazzi, due amici che fanno scelte diverse alla fine delle scuole medie, uno andò all'ITIS e poi subito a lavorare a 19 anni e l'altro che proseguì gli studi fino all'università concludendoli a 24 anni. Una realtà in cui spesso mi riconosco tra l'altro ogni volta che esco con gli amici.
Questi due faranno un lavoro medio, nessuno sarà un dirigente o un leader, diciamo un operaio come tanti e un impiegato come tanti altri. Supponiamo che riescano a risparmiare qualcosina, in partenza poniamo 2000 €/anno, e lo mettano in fondi a reddito annuo fisso. Sapete che si scopre? Se l'operaio dovesse smettere di lavorare a 27 anni, e i tassi fossero al 10%, non verrebbe mai raggiunto in valore attualizzato del risparmio dall'impiegato...
Ipotesi irreale direte, allora abbassiamo i tassi; se mettessi i tassi al 5%, il sorpasso dell'impiegato arriverebbe al 37esimo anno di vita, coi tassi all'1% al 34esimo. Wow! viene da dire al laureato, anzi quasi quasi accendo un cero perchè i tassi si abbassino ancora!

Di nuovo però vanno fatte delle correzioni, purtroppo nessuno smette di lavorare a 27 anni, e così ci tocca rifare i calcoli. Mettiamo per ipotesi la pensione dopo 40 anni di contributi, non aggiornatissima con le nuove leggi ma vedremo che succede in Parlamento e poi varierò il giochino. L'operaio smetterà di lavorare a 59 anni e il laureato a 65; i tassi li abbassiamo ai più reali 2% e 1%. Mi sembra abbastanza reale no? Bene, i risultati sono che il sorpasso dei risparmi non avverrà mai! Vero che però il lavoro dell'impiegato è meno usurante e dunque può continuare a lavorare, sapete quando raggiungerà il valore risparmiato dall'operaio? a 74 anni coi tassi al 2% e a 69 coi tassi all'1%! 44 anni di contributi, dobbiamo chiedere al Governo di modificare la legge sui pensionamenti! Che tanto non hanno fatto abbastanza danno con gli esodati e le loro proposte di farli tornare a lavorare quando il loro lavoro non c'è più...

Infine, per la mia tristezza, ho provato a variare il valore della cifra risparmiata e naturalmente il risultato non cambia! Non teniamo conto del fattore crisi che mi costringe a quasi 26 a vivere ancora in casa con un tariffario da ben 2,50 €/ora... come farò a risparmiare?



Mi dà tristezza e rabbia, per questo ho deciso di inserire in tesi questo punto di vista, che mi ostino a non condividere, ma che credo mostri uno spaccato della realtà troppo vero per rassegnarmi a viverlo.
E la televisione ci costringe a pensare ad altro, giocano a farci lottare fra poveri come quando ci propinano film e documentari su fatti successi 10 anni fa e che hanno fatto il loro tempo sinceramente (anche se effettivamente mi fanno incazzare ogni volta! gente che gioca a fare la guerra civile e poi alza le mani quando gli sbirri decidono di rispondere... visto? mi lascio trascinare ogni volta!). Mettono contro le fasce basse della scala economico-sociale per non far pensare alle porcate che loro fanno e a come ci hanno ridotti. Chi più studia meno guadagna... Cazzo, potevano farmi andare a lavorare subito quando ero stato bocciato no?
Non è possibile che si ribaltino tutte le mie certezze che mi hanno spinto a impegnarmi nello studio finora fregandome del guadagno facile; a consolarmi resta solo la certezza di avere una cultura superiore alla media, che purtroppo però non mi darà da mangiare, ma i soldi non fanno la felicità né la pancia piena!

Chiudo con questi due poster che mi tocca sopportare ogni giorno in ufficio...
E poi le donne danno dei misogini agli uomini che appendono i calendari delle donne nude in ufficio, vi assicuro che sarebbero meno pesanti che subire questo!

e questa poi è una perla...




Hasta siempre

The Boss 

martedì 27 marzo 2012

TEMPO DI RIFORME


LA DENTATURA DA COCCODRILLO CE L'AVEVA DI SUO
LE LACRIME LE SON VENUTE CON IL TEMPO... DI RIFORME!



Hasta siempre

The Boss

lunedì 26 marzo 2012

DUREX NAKED BOX - SALVA ITALIA



ALTRO CHE DECRETO SALVA ITALIA,
PREVENIRE È MEGLIO CHE CURARE


Hasta siempre

The Boss

sabato 24 marzo 2012

ART. 18

1970. Dopo l'Autunno Caldo, scioperi, cortei e scontri di piazza tra lavoratori e celerini la "classe operaia" (allora esisteva) raggiungeva una straodinaria conquista: l'approvazione da parte del Parlamento (in cui il partito di maggioranza relativa era la Democrazia Cristiana) della legge 300/1970, al secolo lo Statuto dei Lavoratori, in cui venivano riconosciuti alcuni diritti dei lavoratori dentro i luoghi dei lavoro e nei confronti dei datori di lavoro; tra questi diritti vi era anche quello del lavoratore di essere reintegrato nel luogo di lavoro qualora il Giudice avesse annullato il licenziamento intimanto dal datore di lavoro perché avvenuto senza giusta causa o giustificato motivo soggettivo (grave inadempimento del lavoratore ai propri obblighi) o giustificato motivo oggettivo (ovvero per ragioni economiche attinenti l'organizzazione del lavoro o l'attività produttiva dell'azineda).

Questo diritto spetta solo ai lavoratori delle aziende con più di 15 dipendenti ed ai lavoratori subordinati impiegati con contratto a tempo indeterminato. Per i lavoratori delle aziende sotto i 15 dipendenti nel caso in cui il Giudice dovesse ritenere non esistenti i presupposti di legge di giusta causa o giustificato motivo allegati dal datore di lavoro per effettuare il licenziamento, può solo accordare al lavoratore un'indennità che va dalle 2,5 alle 6 mensilità. Per i lavoratori parasubordinati o a tempo determinato (ai tempi dell'approvazione della legge molto pochi) questa tutela, così come altre, non era prevista.

Per i licenziamenti per causa discriminatoria (motivi politici, religiosi, sindacali, raziali, di genere) invece il Giudice, sempre che si tratti di rapporto di lavoro a tempo indeterminato, deve sempre ordinare la reintegrazione sul posto di lavoro, a prescindere dal numero di dipendenti dell'impresa.

2012.Il mondo è molto cambiato dagli anni Sessanta e Settanta. L'economia italiana (pur essendo ancora la settimana al mondo) arranca sotto i colpi della crisi ed è stata superata (o lo sarà nei prossimi anni) da quella di alcuni paesi emergenti. Il mercato del lavoro è cambiato: gli operai esistono ancora ma non sono più una "classe" (la classe operai è andata in paradiso, verrebbe da dire, parafrasando il titolo di un film);le grandi imprese sono sempre di meno ed il tessuto produttivo è formato sempre più da piccole imprese, molte delle quali non superano i 15 dipendenti; le imprese assumono sempre meno a tempo indeterminato e sempre più con contratti a termine, contratti parasubordinati (i famosi co co pro) con partite IVA fittizie (perché con un unico committente del servizio o della attività lavorativa resa), con gli interinali etc.

Ai lavoratori precari ed ai lavoratori delle piccole imprese (peraltro in genere esclusi dal circuito della rappresentanza sindacale che invece paradossalmente rappresenta un gran numero di pensionati, cioè di coloro che furono lavoratori), l'art. 18 non si applica. Eppure di questi lavoratori nessuno se ne cura, in primis i sindacati. I contratti flessibili (che di per sé non sono un male) sono ormai la porta per l'ingresso e, spesso, per la permanenza delle nuove generazioni nel mercato del lavoro: si tratta di lavoratori sforniti di molte tutele che hanno i lavoratori a tempo indeterminato (per esempio la maternità e l'indennità di disoccupazione) e che avranno pensioni bassissime e tante incertezze per i loro progetti di vita.

Sull'art. 18 in questi giorni c'é grande parapiglia. Si tratta di una questione anche valoriale che scalda i cuori e riaccende le sopite differenze tra Destra e Sinistra, Imprenditori e Lavoratori: da una parte c'è il diritto dei lavoratori a non perdere il lavoro se licenzati ingiustamente, dall'altra quello dell'imprenditore a poter licenziare lavoratori incapaci o che "per ragioni economiche" non può più tenere in azienda, a prescindere dalle valutazioni del Giudice (la verità processuale può non coincidere con la verità dei fatti) all'esito di un processo che può durare anche qualche anno.

E d'altra parte è evidente che una delle ragioni per cui le imprese assumono con contratti "precari" è la possibilità di lasciare a casa i lavoratori quando, evenutalmente non serviranno più all'impresa senza dover rischiare di passare dal Giudice. Purtroppo però questa non è l'unica ragione: altri motivi sono la maggiore convenienza economica dei contratti flessibili in termini di oneri contributivi ed il potere ricattatorio che il datore di lavoro ha verso il lavoratore con l'arma del contratto precario.

A me la soluzione di modifica dell'art. 18 proposta dal Governo Monti sembra confusa e pasticciata: se passa il principio che i lavoratori licenziati per giustificato motivo oggettivo (cioè per ragioni economiche) poi riconosciuto dal Giudice come infondato, possono solo ricevere un risarcimento monetario, allora tutti i licenziamenti verranno motivati dai datori di lavoro con questa ragione in modo da non essere soggetti all'ordine di reintegrazione del giudice che permerrabbe in caso di licenziamenti giustificati per ragioni disciplinari o discriminatorie. Così facendo però si tolgono tutele ai lavoratori in un periodo di crisi e grave difficoltà per tante famiglie e lavoratori e si attribuisce al datore di lavoro un potere ricattorio enorme specie verso le donne od i lavoratori over 50 che, se perdonono il lavoro, fanno molta fatica a trovarne un altro.

Il punto di equilibrio a mio modo di vedere dovrebbe essere, quindi, un altro: in caso di licenziamento per ragioni economiche il Giudice dovrebbe avere la facoltà di scegliere se reintegrare il lavoratore oppure disporre l'indennizzo. E nella scelta tra le due opzioni il Giudice dovrebbe tenere conto della situazione  della situazione economico - finanziara dell'impresa (fatturato, indebitamento etc.), in modo da poter venire incontro all'impresa che comunque si trovi in una situazione di difficoltà. Lo stesso dovrebbe avvenire per i licenziamenti avvenuti per gisutificato motivo soggettivo: bisognerebbe dare la facoltà al giudice di riconoscere al lavoratore il solo indennizzo e non la reintegrazione sul posto di lavoro quando, sebbene le colpe del lavoratore non siano tali da giustificare il licenziamento, comunque tali comportamenti siano rilevanti ed influenti sulla sua attività dell'impresa.

Ma non dimentichiamoci che l'art. 18 è solo una parte del problema, riguardando i soli lavoratori a tempo indeterminato. A mio avviso è urgente ridurre la giunga dei contratti precari andando verso un contratto "unico" di inserimento dei giovani di durata triennale (senza la tutela dell'art. 18, ma con tutte le altre tutele dei lavoratori a tempo indeterminato), con incentivi per le imprese che stabilizzano i giovani al termine del triennio assumendoli a tempo indeterminato.

In ogni caso la riforma del mercato del lavoro va fatta con legge ordinaria, restituendo piena sovranità al Parlamento.

Antigone

giovedì 22 marzo 2012

IL CICLO DELLA CRONACA TELEVISIVA

Ľanno si apre con le vittime dei botti di natale, un classico, così come gli incidenti sugli sci, ma questi sono connaturati con il periodo delľanno, così come poco più avanti si trova la stagione dei monsoni e degli uragani.

Ma poi comincia una strana liturgia di indignazione e cronaca nera: Morti bianche, rapimenti, cani randagi, navi incagliate, maestre che picchiano alunni, ospizi-carceri, mala sanità, sbarchi di clandestini, corruzione, calciopoli, stupri, prostituzione, femminicidi, rapine ai furgoni, polizia corrotta, politica corrotta, elezioni truccate, mafia, occupazione case, piazze calde, impiegati fannulloni, senza tetto, divorzi, disoccupazione, evasione fiscale, preti pedofili, furti in casa, inquinamento, terremoti, disastri naturali, sprechi pubblica amministrazione, stragi del sabato sera, e chissà quanti mi sfuggono ora.
Non ho capito come mai tutti gli anni si ripetono sempre con ordine simile questi avvenimenti, che poi sembra che un caso tiri ľaltro, come le ciliegie. E così appena uno viene morso da un cane per una settimana in tutta Italia i cani impazziscono, poi tornano a tacere per un altro anno; appena una nave si incaglia sembra che tutte si incaglino, e poi il mare torna piatto; appena uno viene rapito per un mese via coi rapimenti, poi restano casi solo per "Chi ľha visto". Non molto diversamente accade per tutti gli altri casi citati, magari alcuni si ripetono più di una volta ľanno perché più di tendenza, ma lo schema è sempre lo stesso.

Così mi sono creato una teoria che mi piacerebbe condividere. Da cattolico medio ho passato anche io i miei anni di militanza fra i banchi di Chiesa, e guarda caso anche lì si ritrova similmente lo schema ripetitivo della cronaca. In un anno ripete i passaggi importanti e in tre anni ripete tutto il repertorio (a dire il vero c'è anche un sotto ciclo di 2 anni per le messe feriali...ma non facciamo i pignoli...).

La Messa è stata per secoli ľunica fonte di notizie per il popolo, attrattiva e con uno share altissimo, perché non copiare il format? 
La ciclicità della cronaca, la richiesta implicita di indignazione, il mantenimento della tensione continua, uno schema vecchio di secoli e ben rodato. Ora che per motivi contingenti il vecchio fornitore sta perdendo clienti è il momento di attaccare con la concorrenza e la fidelizzazione.


Magari sono io che ormai sono pieno di pregiudizi sulla tv, ma ogni tanto mi vengono queste idee. Se poi ripenso al titolo del primo articolo pubblicato quassù tutto sembra tornare, la televisione che vuole sostituirsi alla Chiesa: "il nuovo oppio del popolo".

Hasta siempre

The Boss

domenica 18 marzo 2012

MAL COMUNE, MEZZO SALVO

Una delle cose che non sopporto maggiormente delle persone quando vengono colte sul fatto nel compiere qualcosa di sconveniente, legale o illegale che sia, è la cd. “chiamata in correità” di altri, a discolpa del loro comportamento. In questo, i politici sembrano i campioni assoluti, sempre pronti a pensare al proprio interesse personale a discapito del bene collettivo, ma a chiamare in causa la collettività quando vengono accusati personalmente. Per tanto corrompere non sarebbe tanto grave nel momento in cui molti amministratori lo fanno, di qualsiasi colore o bandiera; ricoprire più cariche contemporaneamente, magari incompatibili fra loro, è lecito se molti altri lo fanno; o, come diceva Rutelli oggi a “In ½ ora”, avere un tesoriere di partito ladro bugiardo è un’infamia, ma non si dimentichi che è storia comune a tanti altri partiti. Ma che cosa vuol dire? Richiamando il passato macchiato di altre compagini si vuole forse dimostrare l’inevitabilità del marcio. “Prima o poi doveva succedere” sembra dire il leader dell’Api. “Evidentemente c’è stata qualche falla nel sistema di controllo, probabilmente qualche bocca cucita di troppo, sicuramente di soldi ne sono spariti tanti, ma, sia chiaro, non siamo stati di certo gli unici”. Questa è l’unica arma di difesa, oltre ovviamente al chiamarsi totalmente estraneo alla vicenda, di un politico di fronte ad un atto d’accusa. E’ il modus operandi di questa classe che, dovendo rispondere al popolo di determinati comportamenti, non esitano a ricordare che tutti, ora o in passato, chi più chi meno, hanno peccato (spesso si trattava d’ingordigia). In tal modo si crea un appiattimento fra i vari schieramenti, una parificazione, indicandone l’appartenenza ad una medesima classe: quella dei farabutti. Siamo tutti uguali, siamo tutti delinquenti sembrerebbero ammettere tutti quanti. Bell’esempio di eguaglianza, oltre che di fair play elettorale. Si dimenticano di essere persone, con un pensiero critico e una propria morale, capaci di distinguere se non il bene dal male, il lecito dall’illecito. Invece li trovi poco propensi alla riflessione e all’autocritica e lontani dal prendere a modello i soggetti più virtuosi.
I più mi criticheranno per quanto scritto, accusandomi di demagogia e pressapochismo. Da parte mia rispondo che parlare in termini assolutistici non mi è mai piaciuto e lungi da me far di tutta l’erba un fascio. Ma quanto visto oggi in televisione, i sorrisetti, i toni da predicatore, le fronti corrucciate in fare severo, le movenze da statista, tutto ciò mi sa di vecchio e ipocrita e sinceramente mi ha stancato. Quindi per un giorno lasciatemi mettere tutti nello stesso calderone. Chissà, magari un giorno ce li ritroveremo dentro di nuovo tutti quanti.   

CONVEGNO BIENNALE CSC (Centro Studi Confindustria) 2012

Una due giorni di economia e politica si è appena conclusa a Milano nei pressi della Fiera MilanoCity. Personaggi di spicco italiani e internazionali si sono riuniti sotto le ali dell'aquilotto per parlare di come si potrà cambiare l'Italia con nuove riforme strutturali. (per maggiori informazioni a riguardo: clicca qui)

Si sono spese come solito parole al vento, ma nella massa ci sono stati degli spunti interessanti. Professori e politici americani, tedeschi, spagnoli, greci e italiani si sono confrontati sul tema della crisi e delle soluzioni possibili, segno sicuramente positivo del fatto che si è capito che è inutile continuare a piangersi addosso. Le proposte sono le solite: flessibilità, meno spesa pubblica, meno burocrazia, meno tasse, più investimenti, più credito, pagamenti più rapidi, etc. Riuscirà il nostro Super-Mario Monti a fare tutto? Ieri sicuramente ha espresso una grande prova di forza; con il suo spirito sarcastico ha saputo sferzare giornalisti, no TAV e pure la FIAT. Per lui non vale il paradosso del politico che sa come uscire dalla crisi ma non lo fa per paura di essere rieletto; diciamo anche malignamente che non vale perchè tanto la pensione da senatore a vita se l'è già presa prima di portare risultati... Però l'ho rivalutato, non l'avevo mai sentito parlare di persona e devo dire che non è la stessa persona  noiosa e dal lento ritmo che ci appare dalle estrapolazioni che fanno al tg.
Molto meglio di Barroso e degli altri politici che hanno fatto i brillanti con battutine senza fini se non quello di strappare consensi al pubblico. Monti non è certo un mattatore come altri primi ministri sono stati, ma nella sua flemma caccia frecciatine a tutto e tutti senza alcuna paura.
Un paladino della nazione? Forse come dice la Camusso è facile tagliare pesantemente colpendo i meno potenti, rimanendo schiavi delle corporazioni; forse però è anche l'unica soluzione, o quanto meno la più veloce e più semplice, per uscire dal baratro che ci sta risucchiando.
Una standing ovation ha accolto il bocconiano al suo ingresso, imbarazzando non poco il relatore del momento che si è trovato zittito nel mezzo di una battuta simpatica ma non così clamorosa; e così anche il finale del suo discorso, lungo ma interessante, è stato chiuso con minuti di applausi di approvazione.
Due battute però dovete concederle: una è che Monti ha fatto la figura di quello che entra nel bar di gay urlando sono omosessuale; ľaltra è che poco prima di lui invece aveva parlato la Camusso, che invece ha fatto la figura del negro invitato alla festa del KKK... La festa di Confindustria è giusto sia anche questo, non bisogna dimenticare che è una lobby che aggrega gli interessi di migliaia di imprese italiane, non si può fare un gioco troppo imparziale, ma devo ammettere che non si è stati troppo schierati.
Una critica voglio dedicarla alla Marcegaglia: cara Emma, è vero che ormai inizi a puzzare di avariato, i giorni per te sono contati (Giovedì verrà eletto il nuovo Presidente), per questo ti sei voluta togliere i sassolini delle scarpe, ma fare la scenetta della donna che ha trovato difficoltà per il proprio sesso è risibile, detto da una donna con le palle come è Emma suona male. E poi il demagogismo, fatto frustando uno dei pochi governi riformatori, forse non è corretto, diamo il tempo anche a loro di produrre risultati, in fondo sono poi solo 3 mesi che lavorano, se poi dopo 4 anni non avranno combinato nulla di speciale come qualcun'altra allora li metteremo alla gogna. Ma d'altronde non hai mai nascosto di essere attaccata al passato, ostacolando la rinnovazione della struttura, e forse sabato col tuo discorso hai voluto lanciarti in politica, ti sei voluta far sentire vicina ai pensieri liberali e ai venti di cambiamento che servono a sospingere la malandata nave Italia. Mi dispiace, cara Emma, ma io ti ho sentita solo suonare la tromba cercando di salire sul carro del vincitore (Bombassei infatti è ormai dato in vantaggio su Squinzi e il suo programma è di "rifondazione" come dicono scherzando i suoi colleghi).

Una punta di stizza mi è venuta quando hanno attaccato l'istruzione italiana, quando il CEO di Vodafone ha tacciato alcuni indirizzi culturali come fabbriche di illusioni. E mi è tornato alla mente una pubblicità ridicolissima in cui Confindustria sponsorizza l'ITIS, dove una improbabile sexy-cappuccetto rosso con lo zaino invita gli studenti di terza media a pensare al loro concreto futuro e non farsi abbindolare dalle favole. Sarà vero che la cultura è proprio così fine a se stessa? Una cara amica due settimane fa mi ha aiutato a capire come anche la teoria più esteta non è mai troppo lontana dalla realtà. Forse bisognerebbe fare battaglia ai diplomifici più che ai licei o alle università non scientifiche. Infatti la nostra vergogna deve essere la produzione di diplomati e laureati che non si meritano i risultati ottenuti, e che poi alla prova dei fatti vengono respinti dal mercato del lavoro, facendoci fare una magra figura in tutto il mondo.
Se poi però anche i centri culturali, collaboratori dell'ONU, come Gherush92, si impegnano a mettere in dubbio il valore culturale di pietre miliari come la Divina Commedia tacciandola di antisemitismo, antiislamismo e omofobia, come faremo a salvarci? Forse, come già ho denunciato in queste pagine in altre occasioni, anche stavolta i media sono stati sfruttati per farsi pubblicità scandalizzando e accendendo gli animi, ma io odio profondamente sentire certe minchiate e mi sento di denunciarle.

Gli altri relatori, infine, hanno scherzato sul trio Germania, Francia e Italia ma solo il fatto di essere ritornati a essere paragonati alle due big mi rincuora; perchè invece un docente greco del MIT di Boston ci ha ricordato che secondo i numeri noi non stiamo che curando i sintomi e non la vera malattia, che quindi non è lo spread o la finanza, ma i veri mali sono la corruzione e il costo che la politica impone ai lavoratori.
Fra tasse, investimenti sbagliati, debiti posticipati, leggi demagogiche o autoriferite, tentennamenti, mentalità sbagliate e molti altri errori della classe governante a casa sua hanno già dichiarato il default.

Speriamo bene dai! Decontestualizzandola, vorrei dedicare all'Italia e agli italiani una citazione di un personaggio controverso dei nostri tempi: "Tegn dur, mai molà!"

Hasta siempre

The Boss