Come si reagisce alla notizia che ci rimangono 30 giorni
di vita?
Film toccante ma allo stesso tempo ironico, sa cogliere
la tragedia di un male come l’AIDS ma comunque parlare un linguaggio diretto e
veloce.
Il film narra una storia vera, un giovane elettricista con
la passione per i rodeo e le donne, che scopre di essere portatore di HIV e
decide di non arrendersi. Ci sono scene crude, forse fin troppo, ma che fanno
capire qual è la vera realtà dei fatti senza girarci troppo attorno.
Giudizio molto positivo per un film che purtroppo non ero
andato a vedere al cinema perché non l’avevano presentato adeguatamente, a mio
parere. Merita di essere visto, soprattutto da un pubblico più giovane per
capire cosa succede davvero, perché si sta spegnando l’allarme AIDS ma purtroppo
esiste ancora… Il primo pensiero è che lo avrei fatto vedere volentieri ai miei
ragazzi del catechismo.
TRAMA
Il film parte con l’introduzione del personaggio a tutto
tondo: durante un rodeo si sta sbattendo due ragazze. Si sente invincibile, è
nel fiore degli anni: scopa, beve, fuma, raglia… Poi un giorno, a seguito di
una rocambolesca fuga dai creditori, si ritrova in ospedale, dove appunto gli
diagnosticano l’AIDS. Il medico, senza troppi compromessi gli dice che non gli
restano che 30 giorni di vita. Come si può reagire a uno shock simile?
!ATTENZIONE – SPOILER!
Il film ormai ha ingranato la marcia giusta, l’introduzione
dura una trentina di minuti ma poi si riprende il ritmo serrato delle prime
immagini. Il protagonista è giustamente disperato, prima si dà ai vizi, poi si
scontra col bigottismo dell’epoca che lo marchia come depravato perché l’AIDS è
“la malattia dei gay”, infine si affida alla ricerca medica come cavia. Ma
anche qui non gli va benissimo, in ospedale trova però i suoi veri amici che lo
accompagneranno per il resto del film: il medico sexy e un ragazzo transessuale
anche lui malato. E qui vengono lanciati i primi segnali di quella che sarà la “rinascita”:
non rinuncia e decide di andare oltre gli schemi della burocrazia, oltre il
confine degli USA.
In Messico trova un laboratorio gestito da un medico
radiato dall’albo e decide di affidarsi ciecamente alle sue cure innovative. Ma
allo stesso tempo ricorda le parole dei suoi nuovi amici e le unisce alla sua
esperienza di filibustiere patentato: organizza un mercato illegale di farmaci!
Non è una strada semplice ma lui non è l’ultimo arrivato (e ha un caro amico
della vita precedente che fa il poliziotto), copia l’idea di altri disperati
come lui e fonda un’associazione (il Dallas Buyers Club) a cui ci si iscrive
per avere i farmaci gratis. Dunque lui regala, non vende… Ma naturalmente le
case farmaceutiche e l’FDA (Food and Drud Administration, organismo nazionale
per la certificazione dei medicinali) non gli renderanno la vita facile. Il
film quindi si sviluppa sulle peripezie di questa esperienza che da puramente
commerciale e asettica porta alla crescita anche morale del protagonista che
diventa umano e socialmente responsabile.
ALT! Vi domanderete: ma tutto questo in 30 giorni? Eh no,
le nuove cure, quelle non riconosciute dall’FDA, lo hanno aiutato a vivere 7
anni ancora e potersi godere tutti i suoi vizi (anche se con la giusta
moderazione). E i suoi amici? Il transessuale lo segue nella trafila dell’associazione,
ma purtroppo la droga se lo divora prima di vederne i risultati finali; il
medico sexy starà vicina al paziente senza però tradire il rapporto
professionale, anche se la mia fidanzata secondo me un po’ c’ha sperato
sbocciasse l’amore fra i due J
Hasta Siempre
The Boss
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