E’ sorprendente l’entusiasmo che
circonda l’operato del super-direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio
“Scovalitutti” Befera e il seguito che dietro a quest’ultimo s’è venuto a creare.
Notizia di oggi, l’80 % degli italiani è a favore dei blitz della Finanza e, di
riflesso, del metodo-Befera: controlli intensificati, intervallati di tanto in
tanto da azioni spettacolari e mediatiche che hanno la funzione di terrorizzare
psicologicamente i commercianti “mariuoli” e di trasmettere il messaggio che
nessuno rimarrà impunito. Nulla di più positivo direi: una squadra affiatata,
che si stringe intorno al suo condottiero votato alla lotta contro il male.
Questo fenomeno del “Tutti con il
boia” però, mi ricorda tanto quanto successo 20 anni fa, durante la cd. stagione
di Mani Pulite, quando a capo della massa indignata c’era il Pm Antonio Di
Pietro e, come “strategia militare”, al blitz si preferiva la carcerazione
preventiva. Sia chiaro: allora il furore mediatico era decisamente più intenso,
la ribalta dei personaggi maggiore e i valori in gioco più preziosi. Ma l’atteggiamento
degli italiani invece, direi che è rimasto lo stesso. Quelli che un tempo, al
primo odor di tangente, erano pronti a far scattare le manette sono gli stessi
che vorrebbero improvvisamente ripulire la città, con controlli a tappeto ed un
finanzino ad ogni angolo di strada. Gli stessi che attaccheranno alla porta del
loro negozio il bollino blu dell’onestà (previsto per i commercianti che
risultano “puliti” ai controlli fiscali), quando fino all’anno prima evadevano
l’evadibile e, passata l’onda di perbenismo, torneranno ad evadere. Gli stessi
che in pubblico chiedono la testa degli evasori e poi in privato pensano al loro
orticello “perché con tutte queste tasse non ce la si può fare”. Non c’è che
dire, ipocrisia e opportunismo regnano sovrani e non sarà con blitz e manette
che le cose verranno risolte (vedi Mani Pulite appunto).
Indi, in poche parole, dove sta
il problema? A mio avviso (e non solo mio) i problemi sono due, concatenati. Il
primo è culturale. Ma non tradotto semplicemente nella frase “chi evade è furbo
e chi paga è uno sciocco”. Ma nell’idea che, se una persona, compiendo un
reato, non uccide nessuno, è comunque una brava persona e in fondo non ha fatto
nulla di male. Non è quindi un’ignoranza prepotente ma un’ignorante leggerezza.
Che va di pari passo con l’altro problema, politico, per cui le tasse sono
tante e pesanti ed evadere è imprescindibile se non si vuole soffocare sotto la
loro morsa e veder vaporizzati i soldi tanto faticosamente guadagnati. La
soluzione? Da una parte educazione alla vita collettiva ed educazione al
consumo. Dall’altra parte un uso più sano del denaro pubblico, evitando sprechi
e ladronerie. Nulla di nuovo insomma. E’ quanto ci prefissiamo da anni, più o
meno seriamente, a seconda del periodo più o meno difficile che si vive. Il vero
dilemma è: esistono strumenti giuridico-sociali che permettano al nostro Paese
e a noi italiani di fare quel gradino in più verso un vero modello di vita
civile? Se tali strumenti esistono, sono applicabili al nostro “sistema-Paese”?
C’è la volontà dei cittadini di seguire un modello virtuoso per cui l’interesse
particolaristico viene sacrificato in nome di quello generale? Mi piacerebbe
rispondere con un obamiano “Yes, We Can!” ma, alla luce di quanto detto prima,
sembrerebbe il messaggio di un cieco trasudante ottimismo e false speranze.
E quindi, che fare? Smettere di
lottare e lasciare che l’illegalità regni sovrana? Mai. Bisogna stare tutti in
trincea, 730 sul petto e scontrino alla mano. L’ennesima battaglia al ladro
evasore è appena cominciata. La guerra, sia chiaro, non finirà mai.
Ivan Karamazov
Mi rubi il ruolo dell'indignato? fatto bene il mestiere però, anche se credo che un po' di bastonate seppur, come dici tu, a volte sembra che siano solo momenti di caccia alle streghe senza soluzione di continuità. Purtroppo la gente non capisce finchè non viene punita, ne ho avuto esempio giusto oggi allo stadio...
RispondiEliminaHasta siempre
The Boss