martedì 24 dicembre 2013

INNOVARE È UN ORDINE! NUOVO PARADIGMA ECONOMICO

La lampadina non è stata inventata perfezionando all'infinito la candela!
Le smart city sono il futuro obbligato per continuare a crescere, pipe net e smart aging sono dei primi tentativi, bisogna uscire dagli schemi, non aver paura di perdere i lavori del passato per crearne di nuovi. Le persone però non sono fungibili, non possiamo chiedere a un libraio di diventare improvvisamente programmatore di pc, ma purtroppo il futuro è su amazon non nei negozi fisici... ma lo stesso accadde quando improvvisamente le auto entrarono nel mercato e i fabbricanti di carrozze fallirono. Cosa ci insegna la storia in merito? 
Innanzitutto che esistiamo ancora, dunque non finirà nemmeno questa volta il capitalismo. 
In secundis, gli uomini hanno la capacità innata di adattarsi alle esigenze del contesto, dunque sapremo reinventarci. 
Infine, lo welfare state serve appunto per aiutare quelli che non riusciranno a cambiare, a patto che nessuno se ne approfitti cogliendo l'occasione per speculare sugli ammortizzatori sociali facendo anche altri lavori in nero, rubando soldi che non gli spettano e non aiutando gli altri versando contributi agli ammortizzatori. 
Alternativa è uscire dal meccanismo perverso del capitalismo che ci sta portando a risparmiare sempre più sulle risorse, anche quelle umane, per avere sempre più margine in un fatturato sempre più ristretto. Ci sono comunità che vivono nelle foreste e che si sono tolte dal capitalismo, vivendo di baratto e sussistenza (gli elfi di Pistoia); ci sono gli hamish, ma ormai pure loro stanno cedendo al capitale, semplicemente non hanno le tecnologie che consentono di sostituire l'uomo con le macchine e dunque risparmiare sulla forza lavoro; oppure le fattorie che offrono ospitalità in cambio di lavoro e vivono dei soli frutti della loro terra (dicesi fare wwoofing). Credo però che rimarranno dei paradigmi isolati perchè la popolazione comune non è più abituata a vivere di sforzo fisico e non so quanti sarebbero disposti ad abbandonare i confort acquisiti sinora.
Il problema sembra dunque far capire all'uomo che non serve più la sua forza ma il suo intelletto; il valore aggiunto sulle materie prime lo si crea sempre grazie all'uomo: una volta veniva dalla sua capacità di trasformarle fisicamente, ora dalla sua fantasia di vederne nuovi usi e spazi di utilizzo, cosa in cui le macchine ancora non ci possono aiutare. Resteranno sempre le figure di controllo all'operato delle macchine, ma saranno sempre meno e sempre più vicine alla manutenzione perché i margini di errore diminuiranno, saranno sempre minori perché gli ingegneri a monte avranno pensato meglio come perfezionare la macchina. 
Serve gente pronta a innovare, a dare nuovi spunti alla scienza e tecnologia per aiutare l'uomo a fare sempre meno lavoro fisico e farlo sempre più ad un costo risicato. 
Sta infine a chi comanda la capacità di ridistribuire il reddito sulla popolazione in maniera corretta, dando il giusto valore al risparmio ottenuto grazie alle innovazioni, considerando che il fatturato si abbasserà sempre più, ma il margine rimarrà costante grazie ai risparmi introdotti dagli innovatori. 
Come verranno distribuiti? Chi lavora in fabbrica o nei servizi alle fabbriche (sia consulenze che infrastrutture) vedrà riconosciuto il suo sforzo come percentuale sul margine, non ci saranno più pagamenti per ore o cotimo, potrebbe crearsi un parametro in base allo stile di vita minimo concesso con quello stipendio; per chi non riuscirà a trovare spazio nella nuova distribuzione di mansioni dovrà accontentarsi degli aiuti di stato, finché le nuove generazioni saranno tutte cresciute nell'ottica nuova. 
Per i servizi alla persona i fondi statali saranno sempre meno e le disponibilità in mano ai lavoratori pure, dovranno fare affidamento a finanziamento privato, a costo di scendere a qualche compromesso pubblicitario. La cultura fine a se stessa diventerà un hobby e ci saranno sempre più scuole specialistiche che prepareranno al mondo del lavoro, sia esso nel campo industriale che nel campo dei servizi. 
Ovviamente qui non sono stati considerati i lavori legati all'espressione dell'arte, credo però che gli artisti sono i più flessibili mentalmente, non hanno mai avuto difficoltà a plasmare nuove materie, i loro redditi dovranno derivare da pubblicità e filantropia, facendo sempre meno affidamento al sostegno statale come per i servizi alla persona. Ciò potrebbe sembrare la fine della libera espressione, ma in fondo il vero artista sa trasmettere la propria posizione anche se imbrigliato, esempio storico sono le splendide opere d'arte finanziate dalla chiesa e mecenati aristocratici. 

Finiremo davvero così? Vivere per lavorare anzichè lavorare per vivere sarà il nuovo motto? Mi piacerebbe teorizzare e fantasticare oltre a riguardo ma questo è solo un hobby e il lavoro vero mi richiama all'ordine.


Hasta Siempre

The Boss

Nessun commento:

Posta un commento